Tre ospiti illustri
Un’istanza in Paradiso
ha sconvolto i piani eterni:
ben tre alme, col sorriso,
al ministro degli interni
han rivolto una preghiera
per tornare sul Pianeta,
lì per lì, la stessa sera,
perché invece di compieta
i mortali in molti posti
fan sovente gran baldoria,
accoppiando vini e arrosti,
sì che questa è ormai la storia.
Il ministro, ossia San Pietro,
mai finora avea sentito
che qualcun tornasse indietro,
ove è spirito smarrito.
Lì, d’acchito, fu perplesso
il sant’uomo, ex pescatore,
e per non passar da fesso
chiese al Santo Bevitore
un parere appassionato,
perché in simili frangenti
niente è fatto a buon mercato,
e, per giunta, a stretti denti!
Il ritorno a questo mondo,
colorato globo tondo,
che da tempo lor mancava
certo l’uomo non deprava,
perché ormai è risaputo
che il buon succo della vite
in colui che ne ha bevuto
ha virtù quasi infinite:
un bicchier di vin sincero
fa veder più bello il vero;
chi ne beve sull’altare
ha più grinta a predicare…
Eran, quelli, tre signori
rinomati per bravura
nelle arti, le maggiori,
meno che in letteratura.
L’un Bramante era nomato,
dei più nobili, architetto,
che ai suoi tempi era stimato
di grandissimo intelletto.
Una cosa, tra le prime:
era di palato fine,
e il suo nome derivava
dal bramar ciò che più amava,
perciocché prediligeva
-si perdoni il ritornello-
se mangiare lui doveva,
pasteggiare col Bianchello…
Altro genio, a dir, famoso
solo avvezzo a buoni vini
con la mente sua, a ritroso,
rimpiangeva i bei festini
che a Parigi consumava,
quasi fosse un po’ in esilio;
lui, che i Franchi in visibilio
con le note sue mandava.
Per trovare ispirazione
a una sua composizione,
dopo avvio, se si bloccava,
un aiuto lui trovava:
preso dalla nostalgia
dell’Italia e del suo mare,
si metteva a sorseggiare
un bicchier di malvasia.
Ma l’effetto più sicuro,
che alla fine lo sbloccava?
Con gran gusto si scolava
una coppa di Bianchello.
Si dirà: “Manca la rima
nel discorso fatto prima!”
Come fece Gioacchino
io sorseggio ora quel vino,
e così, dopo un assaggio,
vado avanti nel rimare,
per aggiunta di coraggio,
più o men come mi pare.
A trattare con San Pietro
si fa avanti Raffaello
che s’inventa sul più bello
il perché tornare indietro,
laggiù, in terra marchigiana,
entro fine settimana,
perché c’è un anniversario
a dir poco straordinario.
Ma San Pietro è dell’avviso
che, assaggiato il Paradiso,
mai vien voglia di tornare
sulla terra per penare.
- Qui la legge non prevede
che si lasci questa sede!
Dice in ruolo da ministro,
sventolando il suo registro.
Ma il pittore Raffaello
sente odore di Bianchello,
e gli scattan le endorfine
a pro’ del palato fine.
- Noi vogliamo esser presenti
a quei gran festeggiamenti
che si fanno in terra nostra,
ché da tempo si dimostra
(vien da qui la petizione)
quanto è grande devozione
a che sempre sia vicino
Santo Spirito Divino.
Perciò sempre sia lodato
chi il Bianchello l’ha inventato
e chi ad arte lo conduce
e a livello doc produce.
Noi vorremmo andare insieme,
perché abbiam palato fino
alla festa che ci preme
dello spirito… di vino.
A evitare un precedente
che anche in Cielo è sconveniente…
perché, come sulla Terra,
anche lì scoppia la guerra?,
il sant’uomo, in soggezione,
aggirando il protocollo,
assentì alla petizione,
anche se ob torto collo.
Son, pertanto, in mezzo a noi ,
sotto le mentite spoglie,
i suddetti nostri eroi,
pronti a soddisfar le voglie,
ma col patto convenuto
di tacere in assoluto,
di non dire manco A
sulla loro identità.
Quindi aggiungo in gran segreto
-qui lo dico e qui lo nego-
non vi fate meraviglie…
stanno dentro le bottiglie.
Dott. Rodolfo Tonelli