4 Tappa La Staffetta del Bianchello Az. Ag. Selvagrossa

Il podere Selvagrossa deve il proprio nome alla fitta boscaglia che lo ricopriva all'inizio del 1900. «Proprio per questo è nato un detto, che nostro nonno raccontava sempre. Il podere Selvagrossa era così fitto di alberi che si faceva prima a passarci sopra che attraversarlo». 
Dopo le due guerre mondiali (sul podere passava anche la Linea Gotica) è stato quasi completamente disboscato per aiutare i coloni nella ricostruzione delle proprie case e per scaldare le famiglie nei rigidi inverni del dopoguerra.

l’ tappa de l’altra staffetta presso l’azienda selvagrossa pesaro Marche igt Cabernet Franc Cabernet Sauvignon merlot albanella

Oggi i fratelli Taddei, coltivando queste terre ricche di storia che hanno aiutato tanto i propri avi. Quello che la famiglia vuole fare, è trasmettere il calore del podere Selvagrossa attraverso i propri prodotti. 

La quarta tappa de L’Altra Staffetta è partita delle vigne di Albanella in zona Boncio. Un terreno che la famiglia ha in affitto da oltre sessanta anni dalla famiglia Carota. Purtroppo alcune piante hanno il mal dell’esca, una malattia solitamente associata alle viti vecchie, causata da un gruppo di funghi che colonizzano i vasi linfatici e il legno, compromettendo la traslocazione dell'acqua e dei nutrienti dalle radici alla parte aerea della pianta. Non c’è al giorno d’oggi una cura per questo virus. Si deve fare attenzione al taglio (mai più grosso di un pollice) e all’uso di forbici diverse per le piante sane e quelle malate.

L’Azienda Selvagrossa ha buoni rapporti con diversi Paesi esteri, ha partecipato alla passeggiata una famiglia di ristoratori di Venice Beach – Los Angeles. Per rispettare i contratti con questi clienti, spesso non restano molte bottiglie in circolazione in Italia. Negli anni, l’Azienda non ha avuto fortuna con la grandine e spesso le bottiglie rimaste in circolazione non sono state tante. Per il futuro c’è in programma l’aumento delle piantagioni di Trebbiano, per cui stanno preparando un nuovo terreno. Verranno prese piante nuove, per non rischiare di trasmettere il mal dell’esca. 

un grappolo di albanella nella vigna del Boncio dove viene vinificato il consiglia colli pesaresi doc

I vini dell’azienda richiamano la sua storia ed i suoi membri. Il Trimpilin, il primo prodotto nel 2002 da Alessandro e Alberto. Nasce da uve Sangiovese piantate su una superficie di 4 ettari tra le colline di Pesaro di fronte alla costa Adriatica. Qui il Sangiovese, vitigno predominante della zona, trova un terroir favorevole per la produzione di un vino di grande stoffa.
Il Cappitano, IGT da uve Merlot, deve il proprio nome ad un toro, battezzato per errore con la doppia “p” dal nonno. Stiamo parlando dei primi anni 50 quando ancora l'inseminazione artificiale non era praticata e l’Azienda metteva a disposizione di allevatori i migliori tori da riproduzione della zona, Marchigiana Chianina e Romagnola.
Il Cuchén, ottenuto da uve Albanella, dopo la fermentazione e l'affinamento in acciaio viene imbottigliato senza alcun tipo di filtrazione. Significa “cocco di mamma” ed era il modo in cui il nonno, in dialetto, chiamava il nipotino Alessandro.
Il Poveriano, che nasce da uve Cabernet Franc, deve invece il proprio nome alla strada che, in passato, passava dove oggi c’è la vigna.
Il Muschén, blend di uve di Sangiovese, Merlot e Cabernet Franc, è il nomignolo che il nonno Libero usava per chiamare Alberto. In dialetto pesarese significa piccola mosca.


il gusto del vino che si intreccia con il tango selvagrossa l altra staffetta Marche igt pesaro

Dopo la visita in vigna, ci siamo spostati in Azienda. Dove siamo stati accolti da ballerini della scuola “Tatiana Campos Tango Academy”. «C’era da anni l’idea di unire il tango e la cantina – spiega Simone Sabatini, sommelier e tanghero – sia il vino che il ballo sono ricerca del bello della vita. I primi italiani in Argentina, si ritrovavano al porto, per stare insieme, ballare e ritrovare i sapori di casa con un buon bicchiere di vino. Il ballo è, come il vino la voglia di curarsi l’anima».

Durante la serata, sono state presentate le magliette della Staffetta 2019 (quattro in tutto), le etichette d’artista ed è stata consegnata la tessera dell’Associazione Camminando sui tuoi passi ad Alberto, ma anche a Jason, che la porterà fino a Los Angeles.

consegna della tessera pensante di camminando sui tuoi passi ad Alberto Taddei e Jason neroni ristoratore di Los Angeles  venace Beach l altra staffetta

La cena è stata un lavoro di squadra tra la macelleria Centro Carni di Fermignano e il Ristorante Pizzeria l’Arcimboldo di Canavaccio. Il formaggio degli hamburger è prodotto da Cristina, di Cartoceto: «conosco la Staffetta praticamente da quando è nata. Ho un’enoteca e conosco l’Azienda Selvagrossa. Ho saputo dell’evento e avevo piacere di partecipare. Non ero mai stata qui. È sempre bello scoprire le storie delle Aziende con cui si lavora. Dietro ad ogni prodotto ci sono persone, professionisti che mi fa sempre piacere conoscere di persona». Con Cristina, ha partecipato alla serata anche la sua amica Manuela, di Sant’Angelo in Vado: «sono due anni che inseguo le date della Staffetta. Non sono sommelier, ma mi piace tutto ciò che ruota intorno al mondo del vino. Non conoscevo il progetto delle borse di studio, credo sia bellissimo. Penso che queste serate non siano importanti solo per conoscere il territorio, ma vere e proprie tradizioni».

Niente canzoncina “Tanti auguri a te”, per il nostro Delegato Ais Marche Urbino-Montefeltro Raffaele Papi, ma la serata si è conclusa con due squisite torte. 

Raffaele PapiCommenta